Vecchino e Vecchina
3 Luglio 2018Ci sono Vecchino e Vecchina.
Vecchino, aggrovigliato tra le lenzuola di un letto d’ospedale, sta per andarsene.
Vecchina piange in silenzio e gli tiene la mano.
C’è un macchinario che fa bip bip.
Vecchino non si rende conto che Vecchina piange, forse però lo immagina. Il fatto è che non ci vede più. Fissa con occhi vitrei e immobili un angolo del soffitto. E aspetta.
– Da quell’altra parte dev’esserci traffico – mormora, a un certo punto.
– T- traffico? – chiede Vecchina, che non è sicura di aver capito bene.
– Sì. Forse oggi muore un bel po’ di altra gente… C’è da aspettare il proprio turno. Per questo stanno tardando tanto a venirmi a prendere…
– Ma che dici? Tu non morirai – risponde lei. Poi piange più forte, sempre in silenzio.
– Non essere triste – dice lui – Ho avuto una vita lunga e se non fosse… Se non fosse per un dubbio che mi tormenta, me ne andrei via proprio sereno…
– Un dubbio? E quale?
– Ecco, io… Io mi chiedo… In tutti questi anni di vita insieme… Ci sarà mica un angolino della tua pelle che ancora non ho baciato?
A Vecchina, tra le lacrime, sfugge un sorriso sorpreso.
– No. Tranquillo. Non c’è.
– Sei sicura?
– Sì.
– Sicurasicura?
– Sicurasicura – e qui, Vecchina, sta quasi ridendo.
– I capelli?
– I capelli, uno per uno.
– Ma dai! La fronte?
– Certo.
– Le palpebre, dimmi le palpebre…
– Hai baciato anche quelle.
– Il naso, la mandibola, il collo…
– Sì.
E Vecchino continua l’elenco, scendendo, scendendo sempre più giù, fino a… Fino ad arrivare LI’.
– Lì???? Ma vuoi scherzare? – dice Vecchina, mentre gli stringe più forte la mano e ride – Quello è il posto che hai baciato di più!
Lui fa una specie di rantolo, che forse sta ridendo anche lui, poi continua a elencare e scendere, elencare e scendere, fino al confine.
– Allora anche il tallone?
– Anche.
– E… e tutte le dita?
– Tutte.
Vecchino fa un respiro più faticoso e tace per un po’. Tra un bip e l’altro c’è, adesso, un intervallo sempre più lungo. Vecchina piange di nuovo.
– Allora… Allora – riprende lui, ma lei lo interrompe.
– Caro, stai tranquillo, non devi affaticarti.
– No, lasciami dire. Se… Se le cose stanno così, vado via sereno, ma… Per sicurezza, come… Come saluto finale… Fammi baciare ancora una volta le tue labbra… Il mio ultimo respiro, se ci riesco… Vorrei regalarlo a te.
Ora anche lei non ci vede più. Le lacrime sono talmente tante e talmente grandi che le annebbiano lo sguardo, ma si china e lo accontenta.
Il macchinario comincia a fare un bip lungo lungo, sottile, che sembra non finire più.
Non importa.
Vecchino ha avuto quel che voleva.
E adesso sorride.
©Thomas Pistoia